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Lamma, il clima in Toscana è già cambiato con +1,6°C dal 1955

Mentre imperversa una nuova ondata di calore, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha interpellato l’amministratore unico del Lamma – il Consorzio pubblico per il monitoraggio ambientale nato da Regione e Cnr – per capire gli impatti della crisi climatica a livello locale.

Il dato che salta subito all’occhio è la velocità con cui avanza in Toscana il riscaldamento globale, con un ritmo ben più alto della media. Se a livello planetario la temperatura media è aumentata di 1,1 °C in 140 anni, qui si registra «un aumento della temperatura media, tra il 1955 e il 2022, di circa 1,6 °C».

«L’aumento delle temperature in Toscana ha interessato tutte le stagioni – argomenta Gozzini – risultando però molto più marcato in estate (+2,9 °C oggi rispetto alle estati degli anni ‘50). Gli aumenti di temperatura registrati in primavera e in autunno (+1,5 °C) sono in linea con quello annuale. Nella stagione invernale il riscaldamento è meno evidente nelle zone di pianura (+0,8 °C); più marcato invece in quelle di montagna (+1,8 °C)».

All’aumento delle temperature si associa inoltre un incremento degli eventi meteo estremi, dalle ondate di calore alle bombe d’acqua, passando per la siccità.

«Le ondate di calore estive sono triplicate negli ultimi 20 anni rispetto alle decadi precedenti, mentre i giorni “molto caldi” al di fuori del trimestre estivo, sono raddoppiati dal 1955 ad oggi», spiega Gozzini nel merito. Guardando invece all’andamento delle piogge cumulate annuali, dal 1955 in Toscana si registra un -8% di precipitazioni, distribuito su tutte le stagioni (primavera -21%, estate -26%, inverno -8%) tranne l’autunno (+3%). Al contempo «in alcune zone della Toscana, quali la costa centro-settentrionale e le province di Siena e Arezzo, si registrano anche aumenti significativi degli eventi estremi di precipitazione».

In questo contesto «si alternano, più spesso di prima, anni o periodi con forte carenza idrica ad anni o periodi con forte disponibilità idrica. A livello regionale questa variabilità è aumentata di quasi il 50% in trenta anni. Dobbiamo quindi imparare a trattenere l’acqua quando questa arriva in grandi quantità in tempi brevi così da avere la risorsa disponibile negli anni siccitosi e questo dovrebbe avvenire non solo attraverso nuovi invasi ma anche sviluppando tecnologie di ricarica artificiale delle falde perché queste ultime rappresentano la forma migliore di immagazzinamento dell’acqua non subendo la radiazione solare diretta».

Come riassume Gozzini, alla luce dei dati disponibili, in sintesi possiamo affermare che «il recente cambiamento climatico in Toscana non si limita al solo aumento delle temperature, ma va a modificare significativamente anche la distribuzione e la stagionalità delle piogge. La tendenza alla maggior frequenza ed intensità delle fasi anticicloniche soprattutto in primavera e in estate e l’aumento dei giorni molto caldi anche in autunno e in inverno, sta portando ad una riduzione della risorsa idrica disponibile. A questo si aggiunge un marcato incremento nell’alternanza tra anni o periodi molto piovosi e anni o periodi molto secchi, con questi ultimi che stanno aumentando in frequenza sulle province centro-settentrionali».

Una situazione che è destinata a peggiorare se non verranno ridotte in modo rapido quanto deciso le emissioni di gas serra legate al consumo dei combustibili fossili.

«Bisogna aspettarci temperature in ulteriore aumento e fasi siccitose sempre più frequenti, alternate a brevi periodi con intense precipitazioni – conclude Gozzini – Una delle sfide più importanti sarà quindi quella di raccogliere più risorsa idrica possibile durante le fasi piovose e gestirla al meglio durante i periodi caldi e siccitosi».

In quest’ottica la Regione Toscana – prima in Italia – ha avviato lo scorso giugno un percorso volto a consegnare ai cittadini il nuovo Piano di tutela dell’acqua (Pta): «Il tema – osserva nel merito l’assessora all’Ambiente, Monia Monni – è quello di tutelare l’acqua e tutelarci dall’acqua, di lavorare alla resilienza dei nostri territori. Investiamo ogni anno 100 mln di euro in manutenzione e altrettanti in nuove opere. Abbiamo cantieri aperti per quasi 500 mln di euro contro il dissesto idrogeologico. Ma è evidente che non possiamo solo contenere gli effetti del problema, dobbiamo anche lavorare sulla causa ovvero la crisi climatica, verso la quale esiste ancora un grande problema che è il negazionismo. Per affrontarla in modo serio occorre ridurre rapidamente le emissioni climalteranti e sviluppare le fonti rinnovabili: grazie a loro in Toscana oggi produciamo circa la metà dell’elettricità, adesso vogliamo raddoppiare».

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