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Le rinnovabili convengono, anche in bolletta: da ASviS le raccomandazioni per il Pniec

Entro una settimana il Governo Meloni dovrà presentare alla Commissione Ue la bozza del nuovo Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, del quale al momento non c’è però traccia.

Eppure il documento (da approvarsi in via definitiva in corso d’anno) deve indicare in modo preciso target, scadenze, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l’Italia intende affrontare la crisi climatica in corso, per tagliare le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e raggiungendo poi la neutralità carbonica entro il 2050.

Si tratta di un obiettivo strategico non solo per il clima ma anche per la sicurezza nazionale, visto che l’Italia – come del resto l’intera Europa – si sta surriscaldando a velocità doppia rispetto alla media globale, con oltre 2°C già subiti a partire dall’era preindustriale.

«Con l’attuale andamento, l’Italia non raggiungerà l’obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, non aumenterò la sua sicurezza energetica e rischia di perdere le opportunità, anche occupazionali, derivanti dalla riconversione dell’industria, dell’edilizia, della mobilità e delle infrastrutture», spiega il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini.

Tra il 2014 e il 2022 l’Italia ha infatti ridotto di poco le proprie emissioni climalteranti da 435 a 414 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (MtCO2eq): si tratta di una riduzione di appena 21 milioni (-4,8%) in nove anni.

Con questo ritmo rischiamo di arrivare alla neutralità climatica fra un secolo, non entro il 2050, e anch e l’obiettivo europeo al 2030 resterebbere del tutto irraggiungibile. Per evitare questo scenario, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha elaborato un policy brief contenente raccomandazioni puntuali al Governo sul nuovo Pniec.

In particolare, si evidenzia la necessità di installare almeno 10 GW di nuovi impianti rinnovabili all’anno (il triplo di quanto fatto nel 2022, e circa il doppio della velocità maturata finora nel 2023). Questo permetterebbe non solo di portare avanti la lotta alla crisi climatica, ma anche di guadagnare 540mila nuovi posti di lavoro al 2030, oltre a conseguire importanti risparmi in bolletta.

«Nelle sue prese di posizione più recenti il Rse (Ricerca sul sistema energetico) – Gse (Gestore dei servizi energetici) ha dichiarato senza mezzi termini che un sistema interamente rinnovabile per l’energia in Italia è possibile, che i milestone energia e clima al 2030 sono alla portata del nostro Paese e che i costi dell’energia in bolletta non supereranno gli 8 €cent/kWh, inferiori a quelli della fornitura elettrica mediante le migliori tecnologie con il gas naturale ai prezzi di mercato», come sottolineano dall’ASviS.

Anche la presunta contrapposizione tra sviluppo delle rinnovabili e tutela del paesaggio si rivela un falso problema: «Per sostituire tutti gli impianti fossili con pannelli fotovoltaici servirebbe una superficie pari solamente allo 0,7% del territorio nazionale, un decimo della superficie oggi edificata in Italia, e ben il 27% del territorio nazionale è privo di conflitti paesaggistici o con altri usi, uno spazio 40 volte più ampio di quello necessario».

«L’Italia è particolarmente esposta alle conseguenze negative del cambiamento climatico, ma allo stesso tempo ha le potenzialità per affrontarlo in modo positivo – conclude Giovannini – Possiamo trarre dalla transizione ecologica grandi benefici a livello ambientale, sociale ed economico. Dobbiamo agire subito».

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Written by redazione

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