Lo studio “Avalanches create unique habitats for birds in the European Alps”, pubblicato sul Journal of Ornithology da Riccardo Alba, Ludovica Oddi e Dan Chamberlain del Dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi dell’università di Torino e da Domenico Rosselli dell’ Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, «Le valanghe nelle Alpi occidentali italiane contribuiscono a eliminare le aree boschive dense e a creare habitat più aperti e eterogenei che attraggono una maggiore diversità di specie di uccelli.
I ricercatori hanno esaminato 240 siti nelle Alpi occidentali italiane (120 tracciati di valanga e 120 siti vicini usati come controllo) durante il periodo di riproduzione degli uccelli nella primavera del 2021 e dicono che «In questo lasso di tempo, nei siti interessati dalle valanghe, è stata riscontrata una percentuale significativamente più elevata di specie di uccelli rispetto ai siti di controllo vicini. Nei tracciati delle valanghe presi in esame è stata riscontrata una maggiore diversità della vegetazione e una maggiore proporzione di specie di uccelli rispetto ai siti di controllo, in particolare quelli a quote più basse. I siti interessati dalle valanghe presentavano inoltre una maggiore copertura di rocce e arbusti e un numero più elevato di piccoli alberi, mentre i siti di controllo erano tipicamente foreste ad alta copertura».
Il team di ricercaitaliano sottolinea che «Nello specifico, i tracciati delle valanghe presentavano percentuali più elevate di uccelli che nidificano in habitat aperti e di specie migratrici, come lo stiaccino o il prispolone, che sono tra le categorie di uccelli più minacciate. Nei siti di controllo è stata osservata una percentuale maggiore di specie che nidificano in habitat forestali, come la cincia alpestre, il tordo bottaccio e il picchio rosso maggiore».
All’università di Torino concludono: «In futuro la frequenza delle valanghe potrebbe essere influenzata dai cambiamenti climatici, ma non è ancora chiaro se le valanghe diminuiranno a causa della minore copertura nevosa o se aumenteranno a causa di inverni più caldi e precipitazioni nevose in primavera. Gli autori concludono che questa potenziale perturbazione può avere implicazioni per la biodiversità montana, sia per gli habitat che per le specie di uccelli che vi fanno affidamento».
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