La principale autrice dello studio, Penny Mealy dell’INET, sottolinea che «Questo non vuol dire che raggiungere gli obiettivi di Parigi sarà immediato o facile, ma, come fossero il tallone d’Achille, la nostra ricerca punta alle aree che potrebbero avere un impatto enorme».
Un altro autore dello studio, Pete Barbrook-Johnson della Smith School of Enterprise and the Environment, aggiunge: «Abbiamo bisogno di politiche climatiche pragmatiche e pratiche, progettate con la consapevolezza di dove l’economia e le tecnologie sono in grado di trasformare rapidamente le nostre economie in meglio. Queste sono le aree politiche. Questo è il modo in cui progettiamo la politica per 1,5». La ricerca evidenzia anche le aree nelle quali gli interventi saranno più difficili e meno impattanti, incluse «La fissione nucleare perché Lenta da implementare e potrebbe avere conseguenze indesiderate; e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, che presenta sia barriere che rischi elevati».
Gli autori dello studio sono arrivati a questa conclusione dopo aver ideato un nuovo quadro per identificare i punti di intervento sensibili (SIP), che hanno le caratteristiche necessarie per decarbonizzare radicalmente l’economia globale e spiegano che «I SIP includono punti di svolta critici – come l’energia rinnovabile che diventa più economica del carbone; punti critici nelle reti – come potenti figure politiche o tecnologie importanti, e punti critici nel tempo o “finestre di opportunità” che potrebbero innescare i sistemi esistenti per il cambiamento, come la pandemia di Covid-19. Questi punti di intervento devono essere valutati in base alla facilità con cui possono essere implementati, al loro potenziale di impatto e al potenziale di creazione di rischi».
I ricercatori fanno notare che «Sebbene il quadro sia altamente applicabile al cambiamento climatico, potrebbe essere applicato anche alla risoluzione di altri problemi economici e sociali».
Le valutazioni fornite per ciascun intervento SIP sono state applicate singolarmente sulla base di discussioni con esperti, ricerche bibliografiche e modellizzazione. Gli autori dello studio dicono che «Il quadro può e deve essere applicato regolarmente per rivalutare le priorità non appena diventano disponibili nuovi dati e approfondimenti».
Un altro autore dello studio, Matthews Ives, Senior Research Associate alla Smith School of Enterprise and the Environment, conclude: «L’obiettivo degli 1,5° C non è ancora morto, ma abbiamo bisogno di interventi mirati e rapidi per realizzare il cambiamento non lineare necessario per mantenerlo vivo. Con l’avvicinarsi della COP28, la nostra ricerca evidenzia i principali punti di intervento sensibili a cui possiamo dare priorità per contribuire a invertire la tendenza, fornendo al contempo un quadro prezioso per i responsabili politici».
L’articolo L’obiettivo 1,5° C non è ancora morto. Ecco gli interventi che potrebbero salvarlo sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
ARTICOLO TERMINATO!
E come sempre ti raccomandiamo: se hai domande, dubbi, chiarimenti di qualsiasi tipo, scrivici nei commenti o lascia la tua valutazione! Il team di GREENYTOP è al tuo servizio per offrirti un servizio di qualità. Per richieste di collaborazione e di carattere promozionale Contattaci via email. Un saluto dal team di Greenytop!