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Maleodoranze a San Zeno, oltre al Consiglio comunale aperto c’è l’esposto in Procura

Per affrontare il tema delle maleodoranze che ad Arezzo ormai da anni ammorbano le frazioni di Chiani, San Giuliano, Ruscello, Poggiola, Battifolle, Olmo e San Zeno, si è tenuto ieri un Consiglio comunale aperto cui hanno partecipato 16 cittadini delle aree interessate.

Denunciando la difficoltà di vivere a finestre chiuse in casa propria, in particolare quando le temperature estive si fanno bollenti, e il quadro poco chiaro sull’origine del puzzo.

Per il consigliere di minoranza Marco Donati «dobbiamo prendere atto del fallimento della politica sui rifiuti e dello scollamento tra cittadini e istituzioni. Chiedo chiarezza – afferma Donati intervenendo in aula – sia sui 60.000 euro spesi per lo studio olfatto metrico, sia sui concerti organizzati al termovalorizzatore che mostrano come si lavori più sull’immagine che sui contenuti».

Nel Polo impiantistico di San Zeno per il recupero dei rifiuti, gestito dalla partecipata pubblica Aisa impianti, operano oltre al termovalorizzatore anche una linea di compostaggio e una di biodigestione anaerobica, oltre a un impianto per la selezione delle frazioni secche (a partire dal multimateriale, come nel caso delle plastiche) da avviare a riciclo.

Oltre alla gestione rifiuti, il Polo ha ospitato in quest’estate un’intesa attività di promozione culturale, che nel solo mese di settembre ha richiamato 10mila cittadini nel parco verde antistante gli impianti di gestione rifiuti.

In questo contesto, il comitato aretino “Stop puzzo” ha inviato un esposto contro ignoti alla Procura di Arezzo, per provare a fare chiarezza – e individuare le responsabilità – sul tema maleodoranze.

«È certamente una procedura legittima che non ci sentiamo assolutamente di stigmatizzare, ma che anzi potrebbe aiutare ad approfondire una pluralità di aspetti – afferma il sindaco Alessandro Ghinelli nel corso del suo intervento – L’esistenza in questo momento di una indagine della Procura della Repubblica di Arezzo che sposta il piano del ragionamento da una dimensione politica e amministrativa ad una dimensione giudiziaria, dove tutti potranno essere oggetto dei necessari approfondimenti, che a questo punto avverranno in tale sede».

Mentre la Procura si occuperà dunque di ricercare le responsabilità del caso, il Comune e la sua partecipata pubblica s’impegnano comunque nel portare avanti tutte le azioni del caso per ridurre al minimo la quota parte di disagio proveniente dal Polo.

«Il problema esiste e insieme, Comune e azienda, siamo impegnati per minimizzarlo – argomenta Ghinelli – Sono stati effettuati numerosi controlli da Arpat e Asl i quali non hanno riscontrato nessuna violazione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) dell’azienda. Né i numerosi sopralluoghi di Arpat e soprattutto di Asl, per quanto consta a questa Amministrazione, sono riusciti ad individuare un nesso certo fra le segnalazioni e l’impianto in questione».

Da qui la decisione del Comune di affidare ad una ditta specializzata la realizzazione di uno studio olfattometrico che possa prendere in esame tutti i fattori in causa (venti, temperature, localizzazione dei potenziali generatori di maleodoranze, etc).

Il sindaco ha continuato spiegando come Aisa impianti abbia provveduto «nel pieno rispetto della normativa» al controllo di biofiltri e scrubber, sottoposti ad analisi periodiche; anche se tali analisi hanno sempre restituito valori inferiori ai limiti consentiti, l’azienda si è attivata su vari fronti.

«Un primo passo – ricorda Ghinelli – è stata la verifica della effettiva provenienza delle maleodoranze dalla linea di compostaggio. Sono poi stati intensificati i controlli sui biofiltri: da dicembre 2022 a settembre 2023 sono stati svolti 150 campionamenti a fronte dei 28 previsti per lo stesso periodo dall’autorizzazione vigente, e i risultati delle analisi sono sempre stati inferiori ai limiti. Negativo è poi risultato il monitoraggio della presenza di sostanze tossiche nelle emissioni dal compostaggio. L’azienda ha inoltre deliberato di costruire un’altra serie di biofiltri che entrerà in funzione il prossimo anno con un investimento di circa 1,5 milioni di euro, e in attesa della realizzazione dei nuovi biofiltri è stato deciso l’utilizzo di prodotti deodorizzanti. Dei biofiltri esistenti è stata incrementata la frequenza di manutenzione e ottimizzata l’irrigazione, è stata creata una “barriera” arborea con la funzione di mitigare i venti provenienti dall’impianto, sono stati ridotti temporaneamente i conferimenti di organico per un controllo accurato dello stato della linea di compostaggio e prescritto l’obbligo di interramento immediato dell’ammendante ritirato dagli acquirenti».

Altrettanto intenso è stato il lavoro di Arpat e Asl: «Nella corrispondenza con il Comune – conclude Ghinelli – si dà conto di centinaia di verifiche puntuali su decine di interventi che hanno previsto sia sopralluoghi sul territorio per la verifica delle segnalazioni, che ispezioni presso l’azienda. Sia Arpat che Asl suggeriscono dunque che ulteriori elementi di chiarezza potranno essere forniti dallo studio olfattometrico per la cui realizzazione il Comune ha già dato mandato. L’azienda sanitaria ha altresì informato che ad esito del campionamento sull’aria in uscita dai biofiltri ‘tutte le sostanze ricercate nell’aria espulsa dai sistemi filtranti risultano essere al di sotto del limite di quantificazione del metodo analitico, […] tali risultati consentono di asserire che al momento del campionamento le sostanze odorigene ricercate nell’aria in uscita dal filtraggio erano a concentrazioni tali da non provocare effetti nocivi sulla salute».

L. A. 

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