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Migliaia di persone in corteo per dire no al ponte sullo Stretto di Messina

Nel fine settimana migliaia di persone, riunite sotto le bandiere di settanta sigle dell’ambientalismo e della società civile, hanno sfilato a Messina nel corteo nazionale chiamato a raccolta per dire no alla realizzazione del ponte sullo Stretto, rilanciato in pompa magna dal Governo Meloni.

«Il ponte sullo Stretto è tecnicamente un azzardo – spiegano da Legambiente – visto che vi sono tanti dubbi sulla sua fattibilità e nemmeno risolverebbe il problema della mancanza di una efficiente rete di trasporti interna alle regioni meridionali e della Sicilia e Calabria in particolare. Per dimezzare i tempi di attraversamento dei treni nello Stretto di Messina basterebbe utilizzare Frecciarossa da 4 vagoni che possono essere traghettati senza scomporli e/o prevedere l’acquisto di traghetti Ro-Ro più lunghi ed in grado di imbarcare treni con sette vagoni, convertendo le attuali flotte con traghetti elettrici per rendere il traghettamento a zero emissioni».

Una battaglia che vede il Cigno verde al fianco del Wwf, per il quale «non si può tenere in ostaggio il Paese per realizzare un’opera ancora al palo dopo 50 anni di studi e progetti inutili su cui ancora non si ha alcuna certezza. Il ponte sullo Stretto di Messina viene indicato come investimento strategico nella Manovra 2024 da un governo senza idee. L’Italia, mai come in questo momento, dovrebbe puntare su investimenti prioritari per la transizione ecologica dell’economia, la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, la conservazione della biodiversità».

In particolare, gli ambientalisti del Panda chiedono l’abrogazione di tutte le norme-forzatura (dalle misure ricomprese nella legge di Bilancio 2023 a quelle nei decreti legge 35/2023 e 104/2023) che in un anno hanno rilanciato il ponte sullo Stretto di Messina.

Inoltre, dal Wwf sottolineano la necessità ch i 780 milioni di euro assegnati a quest’opera dalla Manovra 2024 siano destinati, invece, alla realizzazione degli interventi integrati (previsti dal decreto-legge 133/2014) finalizzati sia alla mitigazione del rischio idrogeologico, sia alla tutela e al recupero degli ecosistemi e della biodiversità dei corsi d’acqua per prevenire e meglio affrontare i fenomeni estremi provocati dai cambiamenti climatici.

«La Manovra 2024, come rilevato dalla sezione di controllo della Corte dei Conti – sottolinea Gaetano Benedetto, presidente del Centro studi del Wwf Italiaè sbilanciata proprio perché concentra le risorse su progetti specifici con ricadute limitate sul sistema economico, primo tra tutti il ponte. Le ricadute sono limitate ma i costi sono rilevanti, anche se il delta di ben il 20% tra le stime presentate dallo stesso Governo (14,6 miliardi di euro nel Def 2023 e 11,6 miliardi nel disegno di legge di bilancio) dimostra l’arbitrarietà e la strumentalità dell’operazione. E viene da domandarsi come il Governo possa determinare i costi dell’opera in assenza di un progetto definitivo integrato, del perfezionamento della procedura di valutazione di impatto ambientale, del vaglio degli aspetti tecnici relativi alla costruibilità del ponte, nonché del piano economico-finanziario che dimostri la sostenibilità dell’intervento».

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