
In una nota la FRegione spiega che «Il Piano regionale per la transizione ecologica raccoglierà le politiche regionali che vanno ad accompagnare un profondo processo di cambiamento strutturale, una vera e propria ‘transizione ecologica’ attraverso la riduzione delle emissioni, l’incremento delle energie rinnovabili, la promozione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici in atto, come ad esempio la tutela della biodiversità o della risorsa idrica».
La Monni evidenzia: «Ci siamo dati l’obiettivo di una regione carbon neutral, per questo nel PRTE abbiamo previsto anche un sistema di contabilizzazione del bilancio emissivo della Regione per quanto riguarda i gas climalteranti, considerando sia le emissioni che gli assorbimenti. Il nuovo Piano sarà inoltre coordinato con Agenda 2030 ed utilizzerà i medesimi indicatori per monitorare lo stato di avanzamento rispetto alla sostenibilità».
La Regione assicura che «Il PRTE affronterà le sfide della neutralità climatica, dell’economia circolare e della gestione dei rifiuti, dell’energia pulita e dell’efficienza energetica, tratterà di comunità energetiche rinnovabili, ecosistemi e biodiversità, inquinamenti, rischi ambientali e rischio sismico, infine di difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e tutela della costa. Tra gli elementi caratterizzanti del nuovo Piano c’è l’attenzione alla partecipazione, basata sulla convinzione che la transizione ecologica non possa avvenire senza un cambiamento delle abitudini e dei consumi e, dunque, senza un coinvolgimento forte e diretto dei cittadini, in forma singola o associata. Necessario è anche il rapporto serrato con la comunità scientifica, per questo viene istituito il “Comitato scientifico per la transizione ecologica della regione Toscana”, con funzione ‘propulsiva e consultiva’ sia durante la programmazione delle politiche ambientali, che durante la loro attuazione e in fase di monitoraggio. Il Comitato fornirà supporto scientifico sugli sviluppi delle tecnologie applicabili (in modo da orientare l’azione regionale verso modelli innovativi), aiuterà nella promozione delle Comunità energetiche e nel monitoraggio dei risultati».
In Regione ricordano che «Già la nascita del PAER nel 2011 era stata un’evoluzione importante nel panorama della programmazione regionale perché le materie ambientali venivano associate a quelle energetiche, anticipando successive scelte nazionali. Oggi il contesto è ulteriormente cambiato, con obiettivi nazionali ed internazionali molto diversi, per questo è stato necessario tornare sulla questione e istituire uno strumento nuovo che tenesse conto dell’Agenda 2030 dell’Onu, del Green deal europeo, del PNRR e del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, oltre che delle modifiche allo Statuto della Regione stessa, con le nuove disposizioni in materia di sviluppo sostenibile ed economia circolare».
Resteranno in vigore, perché previsti da norme nazionali, il Piano regionale per la qualità dell’aria e il Piano regionale di gestione dei rifiuti (oggi Piano per l’economia circolare). Questi Piani devono obbligatoriamente mantenere la propria dimensione formale, per questo il PRTE tratterà queste tematiche in termini generali e di contesto.
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