Mentre Russia e Ucraina cvontinuano a scambiarsi accuse sulla respoonsabilità dell’attacco e dell’inondazione che ha scatenato, Guterres ha detto che «Le Nazioni Unite non hanno accesso a informazioni indipendenti sulle circostanze che hanno portato alla distruzione della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka. Ma una cosa è chiara: questa è un’altra devastante conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina. Stiamo vedendo gli effetti nella città di Kherson, nella città di Nova Kakhovka e in altre 80 città e villaggi lungo il fiume Dnipro. Massicce inondazioni. Evacuazioni su larga scala. Devastazione ambientale. Distruzione di colture appena piantate. E questo ha aggiunto minacce alla centrale nucleare di Zaporizhzia, fortemente minacciata, il più grande impianto nucleare d’Europa».
Il capo dell’Onu ha sottolineato che «Almeno 16.000 persone hanno già perso la casa, con forniture di acqua potabile sicura e pulita a rischio per molte altre migliaia. Le Nazioni Unite e i partner umanitari si stanno affrettando a fornire supporto in coordinamento con il governo dell’Ucraina, compresa l’acqua potabile e le pastiglie per la purificazione dell’acqua e altri tipi di assistenza critica. Continueremo il nostro lavoro umanitario e i nostri appelli per un accesso umanitario urgente e sicuro. La tragedia odierna è un altro esempio dell’orribile prezzo della guerra per le persone. Le cateratte della sofferenza sono straripate da più di un anno. Questo deve finire. Gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili essenziali devono cessare. Dobbiamo agire per garantire la responsabilità e il rispetto del diritto umanitario internazionale. Faccio soprattutto appello per una pace giusta, in linea con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Assemblea Generale».
Secondo l’Office of the UN High Commissioner for Human Rights (OHCHR), migliaia di persone sarebbero già state evacuate, con le città a valle che sono state inondate dall’acqua. A lungo termine, molti rischiano di rimanere senza casa e in condizioni disperate, aggravando la miseria che gli ucraini affrontano durante l’invasione russa su vasta scala. I diritti dei civili all’alloggio, alla salute e ai mezzi di sussistenza, insieme all’accesso all’acqua pulita e a un ambiente sano, sono tutti a rischio, Chiediamo un’indagine completa sul disastro e sulle responsabilità».
Il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, l’ungherese Csaba Kőrösi, si è detto «Solidale con coloro che soffrono gli effetti del disastro nella regione di Kherson. Attacchi intenzionali per causare danni a lungo termine e gravi all’ambiente naturale, sono crimini di guerra».
Mosca respinge tutte le accuse e il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, attacca ucraini e occidentali: «La diga è stata parzialmente distrutta martedì mattina presto, inviando torrenti d’acqua a valle e allagando città e villaggi lungo il corso del fiume Dnepr. Stiamo parlando di un deliberato sabotaggio da parte ucraina. Questo sabotaggio potrebbe potenzialmente portare a conseguenze molto gravi per diverse decine di migliaia di abitanti della regione, conseguenze ambientali e conseguenze di diversa natura, che devono ancora essere accertate».
Per Peskov, «Uno degli obiettivi chiave dell’attacco era privare la Crimea dell’acqua. I 2 milioni di abitanti della Crimea ricevono in gran parte l’acqua dal canale della Crimea settentrionale, alimentato dal bacino sopra la diga di Kakhovka. Questo sabotaggio è anche collegato al fatto che, avendo lanciato operazioni offensive su larga scala due giorni fa, le forze armate ucraine non stanno raggiungendo i loro obiettivi».
Gli ucraini ribattono mostrando video dei russi che minano la diga per farla saltare e dicono che Mosca avrebbe causato questa catastrofe proprio per rallentare l’offensiva ucraina e impedire che Kiev riconquisti la Crimea e le altre province occupate dai russi.
Mosca però fa notare che «L’inondazione minaccia principalmente la sponda orientale del fiume, dove le truppe russe si sono ritirate l’anno scorso a causa del timore che l’esercito ucraino facesse saltare la diga. Con la diga distrutta, il livello del Dnepr è sceso più a monte, anche presso la centrale nucleare di Zaporozhya. Lo scorso anno le truppe ucraine hanno fatto diversi tentativi di attraversare il fiume per riconquistare l’impianto dalle forze russe e l’abbassamento del livello dell’acqua eliminerebbe un grosso ostacolo ai futuri tentativi. Inoltre, l’impianto dell’era sovietica dipende dall’acqua del Dnepr per raffreddare i suoi reattori e le sue barre di combustibile esaurito».
E, a proposito di Zaporozhya, ieri il direttore generale dell’International atomic energy agency (Iaea), Mariano Grossi, ha informato che «Il livello dell’acqua nel bacino idrico che rifornisce la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhya (ZNPP) è sceso nel corso della giornata, ma l’impianto dispone di opzioni di riserva e non vi è alcun rischio a breve termine per la sicurezza nucleare». Ma nel pomeriggio di ieri il livello di perdita era passato da 5 entimetri all’ora al mattino a 9 cm/h nel pomeriggio e tra le 10:00 e le 20:00 ora locale, il lrevello del gigantesco bacino ido roelettirico/nucleare/isrico era sceso di 83 cm, calando a a 15,44 metri.
L’Iaea avverte che «Se e quando il livello scenderà sotto i 12,7 metri, la ZNPP non sarà più in grado di pompare acqua dal serbatoio per ricostituire le riserve del sito. Poiché l’entità completa del danno alla diga non è ancora nota e il tasso di perdita d’acqua è fluttuante, non è possibile prevedere esattamente quando ciò potrebbe accadere». Se il tasso massimo raggiunto ieri dovesse continuare, il livello limite potrebbe essere raggiunto engtro domani. Ma Grossi tranquillizza: «Anche a quel livello basso, l’acqua esistente negli sprinkler e nei bacini di raffreddamento del sito ZNPP, nonché nei canali adiacenti, può ancora essere utilizzata per un certo periodo di tempo per raffreddare i reattori e le vasche del combustibile esaurito negli edifici del reattore, che potrebbero altrimenti essere danneggiati. Inoltre, un grande bacino di raffreddamento accanto al sito – la principale fonte d’acqua alternativa della ZNPP in assenza del serbatoio – è attualmente pieno e ha scorte sufficienti per alimentare l’impianto per diversi mesi poiché i suoi 6 reattori sono in modalità di spegnimento»-
Grossi ha ribadito che bisogna a tutti i costi salvaguardare l’integrità della gigantesca centrale nucleare e che «Se necessario, il sito può accedere a uno scavo profondo pieno d’acqua nell’area del porto mercantile ZNPP, il sistema idrico della vicina città di Enerhodar, e utilizzare pompe mobili e camion dei vigili del fuoco per recuperare l’acqua»
Il team dell’Iaea ha implementato misure per limitare il consumo di acqua in modo che venga utilizzata solo per attività essenziali legate alla sicurezza nucleare come il raffreddamento dei reattori e le vasche del combustibile esaurito e Grossi ha ricordato che «L’Ucraina ha effettuato stress test in seguito all’incidente nucleare di Fukushima nel 2011, compreso lo scenario del cedimento della diga di Nova Kakhovka. C’è stata una preparazione per eventi come questo presso la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhya, che aiuterà il personale a gestire questa nuova difficile situazione. Ma, chiaramente, questo sta rendendo ancora più difficile e imprevedibile una situazione di sicurezza e protezione nucleare già molto difficile».
Secondo Vladimir Rogov, funzionario dell’amministrazione filorussa della provincia di Zaporozhye, la situazione è ben peggiore di quella illustrata dall’Iaea: «Il livello dell’acqua nel bacino scomparirà in circa 2 o 3 giorni, a causa dello “sversamento” causato dai danni alla centrale idroelettrica». Citando esperti idrografici, Rogov ha detto a Russian Television – RT che «Entro il 20 giugno il fiume Dnepr formerà un nuovo canale naturale che passerà molto lontano da Energodar e dalla centrale nucleare di Zaporozhya».
Come se non bastasse, sempre ieri, il team di esperti dell’Iaea presente a Chernobyl ha riferito che «E’ scoppiato un incendio nella foresta vicino al villaggio di Paryshev, in una zona attualmente irraggiungibile dal lato di Chernobyl, in quanto il ponte sul fiume Pripyat è stato danneggiato e le autopompe non possono raggiungerlo». Comunque, il team dell’Iaea è stato informato che non si tratta di un grosso incendio e dice che «Non vi è stato alcun aumento dei livelli di radiazione segnalati all’International Radiation Monitoring Information System (IRMIS) dell’Iaea e l’incendio non presenta alcun rischio radiologico per la popolazione o il personale che lavora presso il sito di Chernobyl».
L’articolo Onu: l’attacco alla diga di Kakhovka è una monumentale catastrofe umanitaria, economica ed ecologica sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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