
Dopo una prima anticipazione arrivata lo scorso autunno, adesso è arrivato il momento di scoprire le carte su di un progetto che punta a rivoluzionare la gestione rifiuti per la Toscana costiera, che si appresta – ancora non è dato sapere quando – a dismettere anche l’ultimo termovalorizzatore rimasto attivo (quello di Livorno) per provare a valorizzare i rifiuti tramite tecnologie più innovative.
In questo nuovo contesto, il ruolo di Peccioli e Belvedere – la partecipata pubblica ad azionariato diffuso che gestisce l’omonimo Polo impiantistico – si annuncia come di primo piano, in un’ottica di sostenibilità socioeconomica e ambientale.
Un’ambizione che si riflette in un prestigioso parterre di invitati per la presentazione di domani. Non solo le istituzioni locali (il sindaco di Peccioli Renzo Macelloni) e regionali (l’assessora all’Ambiente Monia Monni, il presidente del Consiglio Antonio Mazzeo, il governatore Eugenio Giani), ma anche docenti universitari (l’economista Marco Frey della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) e due ex presidenti di Legambiente nazionale: Ermete Realacci e Rossella Muroni.
«Seguo da vari decenni le vicende che riguardano Peccioli e ho sempre trovato quella di Belvedere spa un’esperienza esemplare e di grande interesse – dichiara Realacci – Renzo Macelloni, e chi ha lavorato con lui, ha affrontato un tema delicato come una bonifica di una discarica “classica”, trasformandola in una discarica modello e con una forma di partecipazione avanzata dei cittadini, e dall’altra come centro di avanzamento e di sperimentazione: è un unicum a livello nazionale. È quello che sta accadendo adesso con il biometano e con l’ossicombustione».
Per raggiungere gli obiettivi di economia circolare indicati dall’Ue, in Toscana restano infatti due principali gap da colmare: la gestione dei rifiuti organici e quella dei rifiuti non riciclabili meccanicamente, che possono dunque essere smaltiti in discarica, termovalorizzati oppure recuperati tramite tecnologie innovative come possono essere il riciclo chimico o l’ossicombustione.
Peccioli sta facendo passi avanti su entrambi i fronti. A Belvedere sta per essere completato un nuovo biodigestore anaerobico, in grado di recuperare biometano e compost dai rifiuti organici, e adesso verrà presentato il progetto per l’ossicombustore.
«Sono queste le strade per utilizzare meglio i rifiuti che non sono recuperabili in nessuna altra maniera – sottolinea Realacci – E sono queste le strade per alleviare, per quanto possibile, la nostra domanda di energia spostandola su terreni che la rendono meno impattante sull’ambiente, che producono meno CO2 e che ci parlano di un futuro che è migliore. So che, come sempre, ci saranno polemiche che vanno sempre ascoltate. Ma, per mia esperienza, poi le cose bisogna farle e farle bene. Non fare niente, però, in molti settori, è il danno peggiore per l’ambiente. Vale in molti ambiti, come nelle rinnovabili», dove i nuovi impianti sono frenati ovunque dalle sindromi Nimby e Nimto, e vale a maggior ragione anche per gli impianti di gestione rifiuti.
«Non è questa la strada che viene affrontata, invece, a Peccioli e che discuteremo al convegno del prossimo 27 giugno. In futuro – conclude Realacci – dobbiamo partire da una riduzione delle quantità di rifiuti prodotti e da un recupero più spinto possibile e qui la Toscana può fare anche meglio. Ma mettere in rete e utilizzare esperienze come quelle della Belvedere spa, che ora guarda di nuovo al futuro, in grado di abbinare partecipazione e buona gestione economica dei processi con un miglioramento della qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente, è sicuramente la via giusta per l’ambiente, i territori e le comunità».
L. A.
L’articolo Ossicombustione e biometano dai rifiuti, Ermete Realacci promuove il modello Peccioli sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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