Al Jaber ha dichiarato che «Il duro lavoro di molte persone nel corso di molti anni è stato consegnato a Dubai. La velocità con cui il mondo si è unito per rendere operativo questo fondo entro un anno da quando le parti hanno concordato a Sharm El Sheikh non ha precedenti».
Il fondo perdite e danni l’accordo era stato adottato alla COP27 in Egitto e oggi è diventato operativo dopo l’accordo raggiunto dalle parti durante il 5° meeting del transitional committee, ospitato all’inizio di novembre ad Abu Dhabi, è stato aggiunto dalla Presidenza della COP28 che è riuscita a sbloccare l’impasse del 4° meeting. Dal 5° meeting del transitional committee sono arrivate le raccomandazioni sull’attuazione del Fondo, compresa la fornitura del sostegno essenziale basato su sovvenzioni ai Paesi particolarmente colpiti dai danno e dalle perdite climatiche. Poi la leadership emiratina della COP28 ha condiviso queste raccomandazioni con i governi nazionali prima della COP28, gettando le basi per quella che presenta come «La storica decisione di oggi».
In una nota la presidenza della COP28 ricorda che «Le perdite e i danni sono essenziali anche se il mondo raggiungesse gli obiettivi di mitigazione del clima, perché un livello di riscaldamento “bloccato” ha già un impatto sulle comunità particolarmente vulnerabili colpite da eventi meteorologici estremi, come tempeste e inondazioni, ridotta produttività agricola e innalzamento del livello del mare. Questa azione decisiva su perdite e danni consentirà alle parti di concentrarsi sulla risposta più forte possibile al Global Stocktake, la pagella mondiale sui progressi verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi».
In realtà finora ci sono poco più che briciole rispetto all’enorme sforzo finanziario necessario per rendere efficace il fondo “loss and damage”: gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato oggi il loro impegno di 100 milioni di dollari al Fondo, che mira a fornire assistenza finanziaria ai paesi a rischio estremo a causa dei cambiamenti climatici, per sostenere la mitigazione e la ripresa dei cambiamenti climatici. Altri paesi che hanno assunto impegni notevoli includono la Germania, che ha impegnato 100 milioni di dollari, il Regno Unito, che ha impegnato 40 milioni di sterline per il Fondo e 20 milioni di sterline per altri accordi, il Giappone, che ha contribuito con 10 milioni di dollari e gli Stati Uniti, che hanno impegnato 17,5 milioni di dollari.
Alla vigilia della COP28, Greenpeace International ricordava che « Il successo sarà possibile solo con un pacchetto finanziario credibile che sia commisurato alle esigenze del mondo reale, comprenda il lancio di un nuovo fondo per le perdite e i danni e ci avvicini a far sì che gli inquinatori paghino per la distruzione e i danni che hanno causato».
Teresa Anderson, responsabile globale per la giustizia climatica di ActionAid International, dà un giudizio cautamente positivo di quanto deciso alla COP28: «Dopo 28 cicli di colloqui sul clima, i governi del mondo hanno finalmente concordato di aiutare le persone le cui vite sono devastate dai disastri climatici. Con il lancio del “Fondo per le perdite e i danni”, il mondo sta finalmente dicendo: “Ci siamo dentro insieme”. Questo momento a Dubai offre speranza. Il contributo degli Emirati Arabi Uniti di 100 milioni di dollari è ben accetto, sia per la sua solidità sia per la pressione che esercita sui maggiori inquinatori del mondo affinché si facciano avanti e riconoscano la loro responsabilità per decenni di inquinamento. Finora i contributi dei Paesi ricchi sono stati di molto inferiori a quando dovrebbero versare, considerando che hanno inquinato per decenni. L’accordo di oggi è un passo importante ma la storia non finisce qui. Abbiamo bisogno di vedere altri paesi ricchi fare annunci concreti qui alla COP28, per alimentare davvero il Fondo»
Anche per Brandon Wu, direttore delle politiche e delle campagne di ActionAid Usa e osservatore della società civile alle riunioni del Comitato transitorio per le perdite e i danni, «Questo è un passo imperfetto ma importante per colmare l’enorme lacuna al sostegno di cui necessitano le comunità dei Paesi in via di sviluppo per riprendersi dall’impatto climatico. Il Fondo per le perdite e i danni ha alcuni difetti profondi, dovuti al fatto che i Paesi sviluppati danno la priorità ai propri programmi rispetto alle esigenze delle comunità colpite nei Paesi poveri. La lotta continuerà oltre la COP28, in quanto le specifiche del Fondo devono essere attuate in modo che sia effettivamente responsabile nei confronti delle comunità, e i Paesi ricchi devono pagare per riparare ciò che hanno causato. Inoltre, le condizioni accettate dalla Banca Mondiale per ospitare il Fondo dimostrano che la Banca non è un’istituzione adatta allo scopo. Tuttavia, ora che la Banca Mondiale è diventata l’ospite concordato – nonostante le stridenti obiezioni della società civile – deve dimostrare rapidamente di essere in grado di soddisfare queste condizioni, molte delle quali potrebbero richiedere significativi cambiamenti di policy all’interno della sua cospicua burocrazia. Vigileremo con molta attenzione per assicurare che le riforme necessarie avvengano rapidamente. In caso contrario, il Fondo deve essere trasferito immediatamente fuori dalla Banca Mondiale».
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