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Pnrr, il Governo Meloni ha definanziato 300 mln di euro per valorizzare i beni confiscati alla mafia

Tra i progetti definanziati dal Pnrr riscritto dal Governo Meloni spiccano quelli dedicati, per 300 mln di euro, a valorizzare i beni confiscati alla mafia.

Su questo fronte si tratta(va) del più importante investimento degli ultimi quarant’anni, ovvero da quando è in vigore la legge Rognoni-La Torre. Un passo indietro condannato oggi con decisione da ambientalisti, associazioni attive nel contrasto alla mafia e sindacati.

«Nella decisione del Governo ci appare francamente non giustificata l’idea secondo la quale i Comuni, molti dei quali hanno già avviato rapporti con le imprese, non riuscirebbero a terminare i lavori nei tempi previsti dal Pnrr», dichiarano in una nota congiunta Avviso pubblico, Cgil, Legambiente e Libera.

Il Governo ha riferito in Parlamento, per il tramite del ministro Raffaele Fitto, che le risorse per valorizzare i beni confiscati troveranno comunque copertura attingendo ad altre fonti di finanziamento, tra cui il Fondo per lo sviluppo e la coesione; un approccio ad oggi assai fumoso.

Come ricordano ambientalisti ed associazioni, infatti, un «recente dossier dell’Ufficio studi della Camera dei deputati evidenzia, in modo preoccupante, come allo stato attuale non siano specificati “quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”».

Secondo Avviso pubblico, Cgil, Legambiente e Libera è dunque fondamentale che i 300 milioni di euro «siano stanziati concretamente e al più presto» ma, allo stesso tempo, che il Governo dia garanzie precise affinché i finanziamenti coperti con le nuove misure «non siano sottratti ad altri progetti relativi ai programmi di sviluppo e coesione, in particolare nelle regioni in condizioni socio-economiche più critiche».

In questo caso si correrebbe infatti il serio rischio «di alimentare la conflittualità verso le istituzioni più vicine ai cittadini e, paradossalmente, di alimentare il consenso sociale verso la criminalità organizzata».

«La lotta alle mafie e alla corruzione – concludono le ong – deve essere una priorità nell’agenda del Governo e del Parlamento. Non possiamo permetterci, e tollerare, passi indietro su questo versante. Alle parole del ministro Fitto devono seguire, rapidamente e concretamente, i fatti».

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