Il Wwf in particolare parla di «tagli senza logica» al Piano nazionale di ripresa e resilienza, con «meno risorse sui fronti caldi della sicurezza del territorio e delle città».
Non è la prima posizione particolarmente dura, tra quelle espresse dal Panda nazionale verso l’esecutivo in carica; appena due settimane fa, gli ambientalisti definivano infatti «incomprensibili e sconvolgenti» le posizioni del Governo Meloni sulla natura, accusandolo di «far scivolare il nostro Paese fuori dai processi tutela del territorio e di sviluppo economico, ostacolando di fatto con fake news e disinformazione la transizione ecologica».
Adesso l’attenzione del Wwf si concentra invece sulla ridefinizione del Pnrr, che prevede il definanziamento di numerosi investimenti destinati allo sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2026, per un ammontare pari a 15,9 miliardi di euro.
«Quando ancora sono evidenti le ferite delle ultime alluvioni, è inutile parlare di un piano di prevenzione per contrastare il dissesto idrogeologico e il risanamento del territorio se, invece di aumentare le risorse previste dal Pnrr, si riducono di oltre un terzo i già modesti investimenti destinati al dissesto idrogeologico (1,287 mld su 3,61)».
Proprio ieri, infatti, la premier Meloni ha promesso di preparare «un grande piano di prevenzione idrogeologica», pur senza spendere una parola sulla crisi climatica o sulle sue cause. Nel frattempo però vengono tagliate le risorse del Pnrr proprio su quei capitoli.
«Il fronte più caldo per affrontare l’attuale emergenza climatica-ambientale è quella delle città – aggiungono gli ambientalisti – ma il Governo sembra non accorgersene e azzera i fondi del Pnrr, ben 6 miliardi, destinati alla resilienza, alla valorizzazione del territorio, oltre che all’efficientamento energetico dei Comuni. Non solo: si dimezzano (da 6,3 mld a 3,3 mld) i fondi per la rigenerazione urbana e si tagliano 110 milioni dei 530 destinati alla forestazione urbana».
Per quanto riguarda invece la transizione energetica, se «è positivo investire nelle reti elettriche» attraverso il nuovo capitolo Pnrr dedicato al RePowerEu, per il Wwf è «molto negativo che si destinino fondi a favore delle reti gas di trasmissione e distribuzione, delle quali l’Italia non ha bisogno, come dimostra il superamento dell’emergenza energetica senza nuove infrastrutture e considerato che si deve andare verso l’elettrificazione per usufruire direttamente dell’energia prodotta con fonti rinnovabili, non certo trasformare la penisola nell’hub del gas europeo».
Sempre sul fronte energetico, infine, secondo il Wwf «sono egualmente negativi, sia il taglio per i progetti innovativi, in particolare per quelli offshore, sia gli investimenti nei biocarburanti nelle raffinerie tradizionali “riconvertite”, combustibili tutt’altro che ecologici e inutili per ridurre le emissioni di CO2 come dimostrano ampie evidenze scientifiche. Per quel che riguarda l’idrogeno nei settori “hard to abate”, occorre un piano complessivo di decarbonizzazione che non dia soldi a pioggia, ma assicuri, dopo una valutazione delle effettive necessità nazionali, da un lato la produzione di idrogeno verde, dall’altro la possibilità concreta di utilizzarlo (sistemi Dri)».
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