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Production Gap Report 2023: i governi vogliono produrre il doppio dei combustibili fossili rispetto al limite di +1,5°C (VIDEO)

Il Production Gap Report 2023: Phasing down or phasing up? Top fossil fuel producers plan even more extraction despite climate promises”  pubblicato da Stockholm Environment Institute (SEI), Climate Analytics, E3G, International Institute for Sustainable Development (IISD) e United Nations environment programme (Unep), rileva che «I governi pianificano di produrre circa il 110% in più di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento a 1,5° C, e il 69% in più rispetto a quanto sarebbe compatibile con 2° C». .

Il Rapporto fornisce aggiornamenti dei profili nazionali per i  20 principali Paesi produttori di combustibili fossili: Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Germania, India, Indonesia, Kazakistan, Kuwait, Messico, Nigeria, Norvegia, Qatar, Federazione Russa, Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti d’America ed evidenzia che «Questi profili di mostrano che la maggior parte di questi governi continua a fornire un significativo sostegno politico e finanziario alla produzione di combustibili fossili».

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha commentato: «I governi stanno letteralmente raddoppiando la produzione di combustibili fossili; questo comporta un doppio problema per le persone e per il pianeta. Non possiamo affrontare la catastrofe climatica senza affrontarne la causa principale: la dipendenza dai combustibili fossili. La COP28 deve inviare un chiaro segnale che l’era dei combustibili fossili ha esaurito il gas e che la sua fine è inevitabile. Abbiamo bisogno di impegni credibili per incrementare le energie rinnovabili, eliminare gradualmente i combustibili fossili e aumentare l’efficienza energetica, garantendo al tempo stesso una transizione giusta ed equa. I combustibili fossili stanno mandando in fumo gli obiettivi climatici essenziali. E’ tempo di un cambiamento».

Ma il Production Gap Report 2023, che valuta la produzione pianificata e prevista dai governi di carbone, petrolio e gas rispetto ai livelli globali coerenti con l’obiettivo di temperatura dell’Accordo di Parigi, conferma che, nonostante che quel che dice Guterres sia stranoto e riconosciuto da tutti, nonostante le promesse fatte da tutti… i principali produttori di combustibili fossili pianificano un’estrazione di idrocarburi e carbone ancora maggiore.

Più di 80 ricercatori, provenienti da oltre 30 Paesi e appartenenti a numerose università, think tank e altre organizzazioni di ricerca, hanno contribuito all’analisi e alla revisione e invitano a non puntare su soluzioni miracolistiche:  «Dati i rischi e le incertezze legati alla cattura e allo stoccaggio del carbonio e alla rimozione dell’anidride carbonica, i Paesi dovrebbero puntare a un’eliminazione quasi totale della produzione e dell’uso del carbone entro il 2040 e a una riduzione combinata della produzione e dell’uso di petrolio e gas di tre quarti entro il 2050. Ai iivelli del 2020, come minimo.

Sebbene 17 dei 20 Paesi analizzati si siano impegnati a raggiungere l’obiettivo emissioni net zero – e molti abbiano lanciato iniziative per ridurre le emissioni derivanti dalle attività di produzione di combustibili fossili – nessuno si è impegnato a ridurre la produzione di carbone, petrolio e gas in linea con la limitazione del riscaldamento a 1,5° C. I governi con maggiore capacità di abbandonare i combustibili fossili dovrebbero puntare a riduzioni più ambiziose e contribuire a sostenere i processi di transizione nei paesi con risorse limitate.

Secondo gli scienziati, luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato e molto probabilmente il più caldo degli ultimi 120.000 anni . In tutto il mondo, ondate di caldo mortali, siccità, incendi, tempeste e inondazioni stanno costando vite umane e mezzi di sussistenza, rendendo chiaro che il cambiamento climatico indotto dall’uomo è qui. Le emissioni globali di anidride carbonica – di cui quasi il 90% proviene da combustibili fossili – hanno raggiunto livelli record nel 2021-2022.

La direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen, ha avvertito che «I piani dei governi per espandere la produzione di combustibili fossili stanno minando la transizione energetica necessaria per raggiungere l’obiettivo di emissioni net zero, mettendo in discussione il futuro dell’umanità. Alimentare le economie con energia pulita ed efficiente è l’unico modo per porre fine alla povertà energetica e allo stesso tempo ridurre le emissioni. A partire dalla COP28, le nazioni devono unirsi per sostenere un’eliminazione graduale gestita ed equa di carbone, petrolio e gas, per alleviare le turbolenze future e avvantaggiare ogni persona su questo pianeta».

L’autore principale del rapporto, Ploy Achakulwisut della Sei, sottolinea che «Abbiamo scoperto che molti governi stanno promuovendo il gas fossile come combustibile essenziale di “transizione”, ma senza piani apparenti per abbandonarlo in un secondo momento. Ma la scienza dice che dobbiamo iniziare a ridurre la produzione e l’uso globale di carbone, petrolio e gas ora – insieme ad aumentare gradualmente l’energia pulita, ridurre le emissioni di metano da tutte le fonti e altre azioni climatiche – per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5° C».

Nonostante siano la causa principale della crisi climatica, i combustibili fossili sono rimasti in gran parte assenti dai negoziati internazionali sul clima fino agli ultimi anni. Alla COP26 di fine 2021, i governi si sono impegnati ad accelerare gli sforzi per «L’eliminazione progressiva dell’energia prodotta dal carbone e l’eliminazione graduale dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili», ma non hanno concordato di affrontare la produzione di tutti i combustibili fossili.

Michael Lazarus, l’altro autore principale del rapporto e direttore del SEI US Centre, ha evidenziato che «La COP28 potrebbe essere il momento cruciale in cui i governi si impegnano finalmente a eliminare tutti i combustibili fossili e riconoscono il ruolo che i produttori devono svolgere nel facilitare una transizione gestita ed equa. I governi con le maggiori capacità di abbandonare la produzione di combustibili fossili hanno la maggiore responsabilità nel farlo, fornendo finanziamenti e sostegno per aiutare altri Paesi a fare lo stesso».

Neil Grant, Analista climatico ed energetico di Climate Analytics, aggiunge che «Per quanto riguarda i combustibili fossili, la situazione è ormai scritta. Entro la metà del secolo dovremo relegare il carbone ai libri di storia e tagliare la produzione di petrolio e gas di almeno tre quarti: siamo sulla buona strada per una completa eliminazione dei combustibili fossili. Eppure Nonostante le loro promesse sul clima, i governi intendono investire ancora più denaro in un’industria sporca e morente, mentre le opportunità abbondano in un fiorente settore dell’energia pulita. Oltre alla follia economica, si tratta di un disastro climatico di nostra creazione».

Angela Picciariello, ricercatrice senior IISD, concorda: «Nonostante i governi di tutto il mondo abbiano sottoscritto ambiziosi obiettivi di zero emissioni nette, la produzione globale di carbone, petrolio e gas è ancora in aumento, mentre le riduzioni pianificate non sono affatto sufficienti per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico. Questo gap crescente tra la retorica dei governi e le loro azioni non solo mina la loro autorità ma aumentano il rischio per tutti noi: in questo decennio siamo già sulla buona strada per produrre il 460% in più di carbone, l’82% in più di gas e il 29% in più di petrolio rispetto a quanto sarebbe in linea con il riscaldamento di 1,5° C. In vista della COP28, i governi devono cercare di aumentare drasticamente la trasparenza su come raggiungeranno gli obiettivi di emissioni e introdurre misure giuridicamente vincolanti per sostenere questi obiettivi».

Katrine Petersen, consulente politica senior di E3G. conclude: «Con la domanda di carbone, petrolio e gas destinata a raggiungere il picco in questo decennio anche senza politiche aggiuntive, è chiaro che la nuova realtà economica sta diventando quella della crescita dell’energia pulita e del declino dei combustibili fossili,  eppure i governi non riescono a pianificare la realtà dell’inevitabile transizione energetica. Continuare a investire nella produzione di nuovi combustibili fossili mentre la domanda globale di carbone, petrolio e gas si riduce è una scommessa economica a breve termine per tutti, tranne che per i produttori più economici. E i danni climatici saranno ulteriormente aggravati a meno che non fermiamo ora l’espansione dei combustibili fossili. E’ giunto il momento che i governi assumano il controllo della transizione verso l’energia pulita e allineino le loro politiche con la realtà di ciò che è necessario per un mondo sicuro dal punto di vista climatico».

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