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Rapporto sulle specie migratorie: lo stato scioccante della fauna selvatica

Alla 14esima Conferenza della parti della Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals (CMS COP14) in corso a Samarcanda, in Uzbekistan, è stato presentato il primo  State of the World’s Migratory Species Report, la valutazione  più completa completa sulle specie migratorie mai realizzata e che fornisce una panoramica globale dello stato di conservazione e delle tendenze della popolazione degli animali migratori, insieme alle informazioni più recenti sulle principali minacce e sulle azioni efficaci per salvarli.

Pertroppo quella che emerge dal rapporto non è una situazione confortante: «Mentre alcune specie migratorie elencate nel CMS stanno migliorando, quasi la metà (44%) mostrano un calo della popolazione. Più di una su cinque (22%) delle specie elencate nel CMS sono a rischio di estinzione. Quasi tutti (97%) i pesci elencati nel CMS sono a rischio di estinzione. Il rischio di estinzione sta crescendo per le specie migratrici a livello globale, comprese quelle non elencate nel CMS. La metà (51%) delle aree chiave per la biodiversità identificate come importanti per gli animali migratori elencati nel CMS non hanno uno status protetto, e il 58% dei siti monitorati riconosciuti come importanti per le specie elencate nel CMS stanno registrando livelli insostenibili di fenomeni causati dalla pressione antropica. Le due maggiori minacce sia per le specie elencate nel CMS che per tutte le specie migratorie sono lo sfruttamento eccessivo e la perdita di habitat dovuta all’attività umana. 3 specie su 4 elencate nell’elenco CMS sono colpite dalla perdita, dal degrado e dalla frammentazione dell’habitat, e sette specie su dieci dall’elenco CMS sono colpite dallo sfruttamento eccessivo (incluso il prelievo intenzionale e la cattura accidentale). Anche i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive stanno avendo profondi impatti sulle specie migratorie. A livello globale, 399 specie migratorie minacciate o quasi a rischio di estinzione non sono attualmente elencate nel CMS».

Inger Andersen, sottosegretaria Generale dell’Onu  e direttrice esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep), ha commentato: «Il rapporto odierno presenta le prove che le attività umane non sostenibili stanno mettendo a repentaglio il futuro delle specie migratrici. creature che non solo fungono da indicatori di cambiamento ambientale, ma svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della funzione e della resilienza dei complessi ecosistemi del nostro pianeta. La comunità globale ha l’opportunità di tradurre questa scienza più recente sulle pressioni cui sono sottoposte le specie migratorie in azioni concrete di conservazione. Data la situazione precaria di molti di questi animali, non possiamo permetterci di ritardare e dobbiamo lavorare insieme per trasformare le raccomandazioni in realtà».

Preparato per CMS dagli scienziati del World Conservation Monitoring Centre (Unep -WCMC), lo State of the World’s Migratory Species Report utilizza i dataset più affidabili al mondo sulle specie e presenta contributi di esperti di ONG e istituzioni come BirdLife International, International Union for Conservation of Nature (IUCN) e Zoological Society of London (ZSL). Il rapporto si concentra in particolare sulle 1.189 specie animali che sono state riconosciute dalle parti CMS come bisognose di protezione internazionale e sono elencate nella CMS, ma contiene anche analisi riguardanti oltre 3.000 ulteriori specie migratorie non CMS. Le specie elencate nella Convenzione sono quelle a rischio di estinzione in tutto o gran parte del loro areale, o che necessitano di un’azione internazionale coordinata per migliorare il loro stato di conservazione.

POresentando il rapporto, la segretaria esecutiva del CMS, Amy Fraenkel, ha ricordato che «Le specie migratrici fanno affidamento su una varietà di habitat specifici in momenti diversi del loro ciclo di vita. Viaggiano regolarmente, a volte migliaia di chilometri, per raggiungere questi luoghi. Affrontano enormi sfide e minacce lungo il percorso, così come nelle destinazioni in cui si riproducono o si nutrono. Quando le specie oltrepassano i confini nazionali, la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i paesi in cui si trovano. Questo storico rapporto contribuirà a sostenere le azioni politiche tanto necessarie per garantire che le specie migratorie continuino a prosperare in tutto il mondo».

Anche se sono state registrate tendenze positive per numerose specie CMS, i risultati del rapporto sottolineano «La necessità di un’azione maggiore per tutte le specie migratorie. L’elenco delle specie sotto il CMS significa che queste specie richiedono una cooperazione internazionale per affrontarne la conservazione. Ma molte delle minacce che queste specie devono affrontare sono fattori globali di cambiamento ambientale, che influiscono sulla perdita di biodiversità e sul cambiamento climatico. Pertanto, affrontare il declino delle specie migratorie richiede un’azione trasversale da parte dei governi, del settore privato e di altri attori».

Negli ultimi 30 anni, 70 specie migratorie elencate nel CMS – tra cui l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico – sono diventate sempre più a rischio estinzione. Questo contrasta con le sole 14 specie elencate che ora hanno uno stato di conservazione migliorato e tra le quali figurano le balenottere azzurre e le megattere, l’aquila di mare dalla coda bianca e la spatola dalla faccia nera.

Il rapporto sottolinea che «La cosa più preoccupante è che quasi tutte le specie di pesci elencate nel CMS – compresi gli squali migratori, le razze e gli storioni – corrono un alto rischio di estinzione, con le loro popolazioni in calo del 90% a partire dagli anni ’70.z

Analizzando le minacce alle specie, il rapporto mostra l’enorme impatto sul declino delle specie migratorie derivante dalle attività umane: «Le due maggiori minacce sia per le specie elencate nel CMS che per tutte le specie migratorie sono state confermate come sfruttamento eccessivo: che include la caccia non sostenibile, la pesca eccessiva e la cattura di animali non target come nella pesca – e la perdita, il degrado e la frammentazione degli habitat – derivanti da attività come l’agricoltura e l’espansione delle infrastrutture di trasporto ed energetiche».

Per questo il rapporto fa notare che «Una priorità chiave è quella di mappare e adottare misure adeguate per proteggere i luoghi vitali che fungono da siti di riproduzione, alimentazione e sosta per le specie migratorie» e dimostra che «Quasi 10.000 delle aree chiave per la biodiversità del mondo sono importanti per le specie migratorie elencate nel CMS, ma che più della metà (per area) non sono designate come aree protette o conservate. Il 58% dei siti monitorati importanti per le specie elencate nel CMS sono minacciati a causa delle attività umane»..

Il rapporto ha anche indagato su quante specie migratorie sono a rischio ma non coperte dalla Convenzione e ha rilevato che «399 specie migratorie – principalmente uccelli e pesci, tra cui molti albatros e passeriformi, squali e razze – sono classificate come minacciate o quasi minacciate ma non sono ancora elencate nel CMSz.

Pur sottolineando la situazione preoccupante di molte specie, il rapporto mostra anche che sono possibili recuperi di popolazione e di specie ed evidenzia esempi di cambiamenti politici riusciti e di azioni positive, da quelle locali a quelle internazionali, che includono un’azione locale coordinata che ridotto del 91% il bracconaggio di avifauna a Cipro, e un lavoro integrato di conservazione e ripristino di grande successo in Kazakistan, che ha salvato l’antilope Saiga dall’orlo dell’estinzione.

Ma lo  State of the World’s Migratory Species Report è sostanzialmente un forte e preoccupangte allarme e fornisce una serie di raccomandazioni prioritarie per agire al più presto e che includono: «Rafforzare ed espandere gli sforzi per contrastare il prelievo illegale e insostenibile di specie migratrici, nonché la cattura accidentale di specie non target; Aumentare le azioni per identificare, proteggere, collegare e gestire efficacemente siti importanti per le specie migratorie; Affrontare urgentemente le specie a maggior rischio di estinzione, comprese quasi tutte le specie ittiche elencate nel CMS: Aumentare gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico, nonché l’inquinamento luminoso, acustico, chimico e da plastica; Prendere in considerazione l’espansione degli elenchi CMS per includere specie migratorie più a rischio che necessitano di attenzione nazionale e internazionale».

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