Il dato viene messo in evidenza dal nuovo rapporto 2H 2023 renewable energy investment tracker, elaborato come consueto da BloombergNef.
Ancora una volta è la Cina a dominare il panorama degli investimenti globali in rinnovabili, arrivando da sola a quota 177 mld di dollari (+16%), seguita a distanza da Usa (36 mld di dollari) e Germania (11,9).
Ovunque gli investimenti si sono concentrati soprattutto sull’energia solare, con impianti sia di piccola sia di grande scala, toccando quota 239 mld di dollari (+43%): ovvero, due dollari su tre investiti in rinnovabili, sono andati ad alimentare l’industria fotovoltaica.
Anche in questo caso è cinese circa la metà di tutti gli investimenti globali nel settore, ma anche in Europa, Medio Oriente e Africa «diversi paesi hanno registrato investimenti da record, tra cui Germania, Polonia e Paesi Bassi, con una domanda trainata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla conseguente crisi energetica in Europa», come evidenziano da BloombergNef.
Di particolare il caso degli Usa, al secondo posto per gli investimenti globali sul solare, che su suolo statunitense hanno raggiunto 25,5 mld di dollari nei primi sei mesi di quest’anno: si tratta di una crescita del 75% rispetto allo stesso periodo del 2022, un risultato straordinario raggiunto «poiché i vincoli nella catena di approvvigionamento si sono allentati e la chiarezza è cresciuta intorno all’Inflation reduction act (Ira), punto di riferimento del Paese». L’ennesima dimostrazione di quanto può essere utile una concreta azione di politica industriale, a supporto della transizione ecologica.
Se la crescita del solare continua ad aumentare a velocità mai vista, la situazione è più sfaccettata per quanto riguarda l’industria eolica. Complessivamente gli investimenti nel comparto sono diminuiti dell’8% rispetto al 2022 – fermandosi dunque a 94 mld di dollari nei primi sei mesi di quest’anno –, ma il mercato onshore e quello offshore mostrano dinamiche opposte.
Gli investimenti sull’eolico a terra sono infatti in calo da quattro trimestri consecutivi, a causa dei crescenti «vincoli della rete, delle sfide legate ai permessi e del vacillante sostegno politico in più mercati», con la Cina che ha rappresentato i due terzi degli investimenti nel settore (-22%).
Al contrario, gli investimenti sull’eolico offshore sono continuati a crescere a ritmo sostenuto (+47%), raggiungendo quota 29,2 mld di dollari: «L’Europa – sottolinea BloombergNef – ha rappresentato la maggior parte di questa crescita, con 9,4 miliardi di dollari di investimenti in più nel primo semestre del 2023 rispetto al primo semestre del 2022».
Nel complesso le prospettive d’investimento sulle fonti rinnovabili restano più che promettenti, ma i risultati conseguiti finora non bastano per allineare l’economia mondiale ad un percorso verso le emissioni nette zero di gas climalteranti al 2050, ovvero il target necessario per evitare cambiamenti climatici disastrosi quanto irreversibili.
Secondo il New energy outlook di BNEF, il mondo dovrà infatti investire un totale di 8,3 trilioni di dollari per la diffusione delle energie rinnovabili tra il 2023 e il 2030, incrementando del 76% gli sforzi messi in campo finora.
Sforzi che sarebbero comunque assai ben ripagati, e non solo sotto il profilo economico: le fonti rinnovabili rappresentano già oggi l’opzione più economica per produrre energia – anche in Europa –, e sono la scelta più opportuna per aumentare la sicurezza energetica degli approvvigionamenti.
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