Le due associazioni, patrocinate nel ricorso dall’avv. Andrea Filippini del Foro di Arezzo, hanno stigmatizzato la mancata la valutazione dei rischi per l’ambiente (ad iniziare dalla Via) e per le persone, soprattutto con riferimento ad un’intera fase della vita dell’opera, quella off-shore, completamente esclusa nella considerazione del progetto.
Nelle memorie difensive prodotte è stata evidenziata la scarsissima attenzione prestata allo studio delle emissioni e degli inquinanti, che pure avrebbero meritato maggiori approfondimenti istruttori, come peraltro sottolineato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
Per non parlare, poi, della preoccupante sottovalutazione di tutte le prescrizioni al progetto elaborate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), parimenti dimenticate nella valutazione della conferenza dei servizi da parte del commissario straordinario di governo per il rigassificatore di Piombino.
Wwf Italia e Greenpeace Italia ritenevano che l’udienza di merito fissata davanti al Tar del Lazio – Roma mercoledì scorso fosse dunque il momento giudiziario giusto per fare emergere, nella opportuna sede di merito, le gravissime carenze del progetto che sono palesi e sotto gli occhi di tutti.
Appare incomprensibile che la Snam abbia fatto richiesta di rinvio: non si può non rilevare come si sia in presenza di una specie davvero strana di asserita “urgenza”, che da un lato consente di derogare in via eccezionale ed appunto “d’urgenza” a tutte le procedure ordinarie che normalmente sarebbero previste a tutela della salute umana e dell’ambiente, mentre dall’altro – in sede processuale, quando arriva il momento di mettere in luce tutte le manchevolezze del progetto – tanto “urgenza” non vi è, visto che sia la Snam che il commissario Giani hanno ritenuto di dover chiedere un rinvio, legittimo ma poco in linea con un commissariamento.
di Wwf Italia e Greenpeace Italia
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