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Rinnovabili, il Pd contro il Governo sulle Aree idonee: «Dichiara guerra al fotovoltaico»

Dopo aver sollevato forti contrarietà tra gli operatori di settore, anche il Partito democratico prende una posizione di netta contrarietà alla bozza di decreto sulle Aree idonee per le rinnovabili, proposto dal Governo Meloni.

«Avrebbe dovuto essere un provvedimento mirato ad armonizzare le esigenze di diversi settori e di diverse vocazioni territoriali, a garantire procedure e tempi certi agli investitori. Si attendeva un decreto assolutamente necessario, tanto per la protezione del clima quanto per la stabilizzazione dei prezzi dell’energia elettrica e quindi il taglio delle bollette – spiega Annalisa Corrado, da questa primavera responsabile Conversione ecologica del Pd – E invece siamo di fronte all’ennesimo atto protezionista di uno status quo obsoleto e miope, se non di un vero e proprio boicottaggio, che non fa chiarezza, non armonizza, non agevola il settore».

In merito alla bozza di decreto, Corrado afferma senza mezzi termini che «dichiara guerra al fotovoltaico», ovvero la tecnologia rinnovabili che più di ogni altra è chiamata ad alimentare la transizione ecologica.

Con le regole costruite, infatti, sparisce «l’automatismo di considerare automaticamente idonee le aree industriali, si pretende di imbrigliare impianti in continua evoluzione (folle il vincolo su ventosità per l’eolico) mentre sul fronte agricolo sarebbe praticamente impossibile realizzare impianti fotovoltaici classici installati a terra di qualsiasi dimensione, nella quasi totalità territorio italiano.
Scelta, questa, che impedirebbe a molte imprese agricole di godere dei benefici economici e produttivi dell’implementazione di una armonizzata e attenta convivenza di colture e impianti fotovoltaici».

Anche l’incomprensibile “sparizione” degli impianti agrifotovoltaici interfilari, di fatto degradati allo status di impianti a terra, a favore dei soli impianti “avanzati” e sopraelevati «dimostra quanta poca contezza abbiano gli estensori degli aggravi economici e tecnologici che tali soluzioni prevederebbero, nonché delle difficoltà autorizzative che avrebbero impianti di ben più serio impatto visivo e, per giunta, maggiormente esposti agli eventi meteorologici estremi».

Tutti problemi messi in evidenza con forza da principali attori delle filiere rinnovabili italiane: da Italia solare all’Associazione nazionale energia del vento (Anev) passando per Elettricità futura, l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale, che da tempo invoca modifiche alla bozza di decreto: senza, afferma, di fatto si andrà paradossalmente «a fermare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia».

«Il Governo – conclude Corrado – pretende di governare il Paese fingendo di essere ancora nelle condizioni di 60 anni fa, rifiutandosi di ascoltare le istanze degli operatori di settori cruciali per la competitività economica e industriale italiana, nonché le indicazioni della scienza per affrontare la crisi climatica. Ci stanno portando a sbattere, ossessivamente in retromarcia».

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