La proposta di legge era già stata accolta positivamente da svariate associazioni di categoria europee del comparto delle utility – come Eurelectric, European alliance to save energy, Energy cities e Wind Europe –, un lungo elenco cui oggi si aggiunge la Fondazione Utilitatis, fondata da Utilitalia (la federazione che riunisce le partecipate pubbliche italiane attive nel mondo dei servizi pubblici).
La Fondazione descrive la legge sul ripristino della natura come «un passaggio fondamentale per garantire la tutela delle risorse naturali, soprattutto quelle idriche». Un tema che dovrebbe essere d’interesse prioritario per l’Italia, che sta diventando «un Paese povero d’acqua» come certifica il commissario nazionale contro la siccità nominato dal Governo Meloni.
Eppure a oggi la proposta normativa, a cui manca solo il voto del Consiglio europeo, è stata bloccata: 8 Stati membri tra cui l’Italia hanno ritirato il loro appoggio, provocando uno stallo nel percorso attuativo.
«Si tratta del più importante intervento legislativo che sia mai stato fatto nel vecchio Continente per tutelare e risanare sia gli ecosistemi terresti che marini danneggiati dalle attività antropiche – insiste Utilitatis – Ripristinare gli ecosistemi significa aumentare la biodiversità, migliorare la qualità dei corpi idrici e dell’aria che respiriamo, diminuire il rischio di alluvioni e inondazioni, contribuire a limitare il riscaldamento globale a +1,5°C e rafforzare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa, prevenendo i disastri naturali e riducendo i rischi per la sicurezza alimentare».
Qualche esempio? Secondo le analisi della stessa Commissione europea, ogni euro investito nei processi di rinaturalizzazione può generare un ritorno economico compreso tra 8 euro e 38 euro. E le possibilità d’investimento sono molteplici, come ricordano dalla Fondazione.
Investire in infrastrutture verdi nelle città ha un effetto positivo sull’energia e sulla gestione delle risorse idriche: per esempio, in una costruzione, una copertura vegetale di 10 mq può agire efficacemente da isolante consentendo un risparmio diretto di energia pari a 63 kWh/anno (nei mesi estivi), allo stesso modo l’elemento vegetale trattiene in media 6,5 metri cubi d’acqua l’anno, con un risparmio diretto sempre in termini di energia pari a 6,25 kWh.
In Costa Rica, dove salvaguardia e corretta gestione forestale si traducono in un servizio ecosistemico di alto livello, studi effettuati sul periodo 2008-2014 mostrano come il valore stimato del servizio di depurazione dell’acqua fornito dalle foreste sia stato pari a 9,5 dollari per ettaro all’anno, che si traduce in un valore attuale netto del servizio di depurazione dell’acqua compreso tra 114 e 315 dollari per ettaro.
Non a caso la Nature restoration law prevede la piantumazione di circa 3 miliardi di nuovi alberi in Europa nei prossimi anni, insieme al ripristino di almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in corsi d’acqua a ruscellamento libero ed eliminando qualsiasi barriera considerata obsoleta. Tutte azioni che «non entrano in contrasto con gli impianti di produzione idroelettrica», sottolineano dalla Fondazione.
«La proposta normativa, considerata una delle più ambiziose sul tema della transizione ecologica, non entra in conflitto con le attività delle utilities – concludono da Utilitatis – ma può apportare significativi benefici alle attività economiche connesse, e anche ad altri settori come quello della pesca o dell’agricoltura».
Paradossalmente, la proposta di legge è stata bloccata dopo le massicce proteste di alcune categorie di agricoltori, che hanno scosso l’Europa nei mesi scorsi. Proteste che difendono i profitti di pochi – l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 dalla Politica agricola comune (Pac) verranno distribuiti solo al 20% delle aziende – a scapito della maggioranza degli agricoltori e dei cittadini.
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