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Siccità e conflitti, come è crollato l’impero Maya nello Yucatan

Un lungo periodo di turbolenze nella città Maya di Mayapan, in quella che oggi è la regione messicana dello Yucatan, fu caratterizzato da declino demografico, rivalità politiche e conflitti civili. Tra il 1441 e il 1461 d.C. il conflitto raggiunse il culmine con il completo crollo istituzionale e l’abbandono della città. Il tutto mentre era in corso una prolungata siccità. Coincidenza?  Molto improbabile, secondo lo studio “Drought-Induced Civil Conflict Among the Ancient Maya”, pubblicato su Nature Communications da un team multidisciplinare internazionale di ricercatori guidato dall’antropologo Douglas Kennett dell’università della California – Santa Barbara (UCSB).

I ricercatori sono convinti che «La siccità potrebbe in effetti aver alimentato il conflitto civile che ha generato violenza, che a sua volta ha portato alle instabilità istituzionali che hanno accelerato il crollo di Mayapan  Questo lavoro transdisciplinare evidenzia l’importanza di comprendere le complesse relazioni tra i sistemi naturali e sociali, soprattutto quando si valuta il ruolo dei cambiamenti climatici nell’esacerbare le tensioni politiche interne e la faziosità nelle aree in cui la siccità porta all’insicurezza alimentare».

Kennett  evidenzia che «Abbiamo trovato relazioni complesse tra il cambiamento climatico e la stabilità/instabilità della società a livello regionale. Il conflitto civile indotto dalla siccità ha avuto un impatto locale devastante sull’integrità delle istituzioni statali di Mayapan, progettate per mantenere l’ordine sociale. Tuttavia, la frammentazione delle popolazioni a Mayapan ha portato a una riorganizzazione della popolazione e della società che è stata altamente resiliente per 100 anni fino all’arrivo degli spagnoli sulle rive dello Yucatan».

Per documentare in particolare un periodo di forti disordini tra il 1400 e il 1450 d.C., i ricercatori hanno esaminato i dati archeologici e storici di Mayapan, inclusi dati sugli isotop e al radiocarbonio e sequenze di DNA di resti umani. Poi hanno utilizzato fonti regionali dei dati climatici e le hanno combinate con una nuova registrazione locale della siccità dedotta dai depositi delle grotte sotto la città-

Secondo Kennett, «Le tensioni tra le fazioni esistenti che si sono sviluppate tra i gruppi rivali sono state una vulnerabilità sociale chiave nel contesto di siccità prolungate durante questo intervallo. Il dolore, la sofferenza e la morte sono il risultato di instabilità istituzionali a Mayapan e la popolazione si è frammentata ed è tornata nelle proprie terre d’origine in altre parti della regione».

I ricercatori hanno scoperto che le vulnerabilità emerse dai dati erano causate dalla dipendenza dei Maya dall’agricoltura basata sul mais che ha bisogno delle piogge, dalla mancanza di stoccaggio centralizzato a lungo termine del mais e da investimenti minimi nell’irrigazione e, soprattutto, da un sistema sociopolitico guidato da famiglie elitarie con interessi politici in competizione.

Gli autori s dello studio sostengono che «Le difficoltà a lungo termine causate dal clima hanno provocato forti tensioni che sono state alimentate da attori politici le cui azioni alla fine sono culminate in violenza politica più di una volta a Mayapan». Vi ricorda qualcosa?

Ma dopo il crollo di Mayapan,  una rete di piccoli Stati Maya si è dimostrata resiliente, in parte migrando attraverso la regione verso città ancora fiorenti. Lo studio fa notare che «Nonostante il decentramento, gli impatti commerciali, gli sconvolgimenti politici e altre sfide, si adattarono e persistettero fino all’inizio del XVI secolo. Tutto indica la complessità delle risposte umane alla siccità nella penisola dello Yucatan in quel momento, una considerazione importante per il futuro e per il passato».

Kennett  conclude: «Il nostro studio dimostra che la convergenza di informazioni provenienti da più discipline scientifiche ci aiuta a esplorare questioni grandi e altamente rilevanti, come il potenziale impatto del cambiamento climatico sulla società e altre questioni con enormi implicazioni sociali. Il cambiamento climatico mi preoccupa, in particolare qui negli Stati Uniti occidentali, ma sono davvero le complessità del cambiamento sociale in risposta alle perturbazioni climatiche che mi preoccupano di più. I documenti archeologici e storici forniscono lezioni dal passato e abbiamo anche molte più informazioni sul clima della nostra Terra e sulle potenziali vulnerabilità nei nostri sistemi sociopolitici».

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