È questa la risposta dell’azienda al dibattito in corso, che ha i visto i vertici del Pd toscano riunirsi insieme ai sindaci di Firenze, Prato ed Empoli (indirettamente proprietari rispettivamente del 37,1%, del 18,1% e del 3,4% della Multiutility), per poi mettere in pausa l’ipotesi di una quotazione in Borsa della società.
«In merito al sistema di finanziamento degli investimenti necessari, la scelta condivisa – si legge nella nota diramata dal Pd nel post-riunione – è quella di sospendere la procedura per la quotazione in borsa, per approfondire, anche sulla base delle richieste arrivate da forze civiche, politiche e sociali, oltre che da molte voci all’interno del Pd, il tema del finanziamento con le varie ipotesi sul tavolo, verificandone puntualmente la fattibilità sulla base del piano industriale e degli investimenti previsti. La riunione ha visto amministratori e dirigenti concordi sulla necessità di impiegare tutto il tempo necessario per questa riflessione. L’obiettivo è arrivare alla soluzione migliore, qualsiasi essa sia».
In questo contesto, la Multiutility afferma di stare già «lavorando per conseguire efficienze e riorganizzare le 67 società coinvolte e per presentare, entro il mese di ottobre, un piano industriale che definisca strategie, obiettivi e possibilità di sviluppo della Multiutility, indichi possibilità di finanziamento e permetta agli azionisti di effettuare le migliori e più opportune valutazioni per la definizione di una visione a lungo termine basata sulla crescita, la qualità, l’innovazione e la tutela dell’ambiente».
Gli scenari prospettati per la nascita della Multiutility, ormai mesi fa, individuavano in 254 mln di euro gli investimenti annui attuali di Alia, Publiacqua ed Estra, le tre colonne portanti della Multiutility; dalla loro unione, si delineava una leva finanziaria in grado di mobilitare investimenti annui aggiuntivi per circa 180 mln di euro, mentre la quotazione in Borsa porterebbe il dato a 310 mln di euro cui si aggiungerebbero risorse per oltre 1 mld di euro legate a un incremento di capitale del 49%.
Il piano industriale è adesso chiamato a dettagliare e rivalutare al meglio le varie opzioni in campo. Spetterà infatti in definitiva ai Comuni scegliere dove reperire gli investimenti ritenuti necessari allo sviluppo sostenibile dei servizi pubblici locali, valutando se recuperarli tramite una quotazione in Borsa, prestiti bancari, aumento delle tariffe, o altre forme di finanziamento ancora.
L. A.
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