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Sull’efficienza energetica l’Italia migliora tre volte più lentamente della media Ue

L’Italia, anche grazie al clima mite, si caratterizza per un buon livello globale di efficienza energetica, al 14° posto tra i 27 Paesi appartenenti alla Ue e con un valore medio in termini consumi/Pil inferiore di circa l’11% a quello europeo nel 2021.

Eppure, considerando il periodo 2013-2021, il miglioramento del nostro Paese è tre volte più lento, tanto da “farci raggiungere” da Germania, Spagna e Francia: è quanto emerge dal nuovo Energy efficiency report 2023, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

«È di certo necessaria un’accelerazione sia per centrare gli attuali obiettivi di riduzione dei consumi al 2030 contenuti nel Pniec, tra l’altro in adeguamento, sia per rientrare nei target di efficientamento più ambiziosi che l’Ue si sta dando – spiega Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy&Strategy –, focalizzati soprattutto sul miglioramento delle prestazioni energetiche e sulla decarbonizzazione in ambito edilizio al 2050: si tratta di obiettivi uniformi a livello comunitario che potrebbero rappresentare una criticità per l’Italia se non adeguatamente sostenuti da politiche chiare e stabili, in linea con le specificità del patrimonio immobiliare nazionale».

È pur vero che i costi energetici lievitati fino a 10 volte rispetto al periodo pre-Covid hanno dato un nuovo impulso, nel 2022, all’adozione di soluzioni di efficientamento dei consumi. A confronto con il 2021, già in crescita sul 2020, si registra un +19% di investimenti in ambito civile (saliti a 10,6 miliardi di euro), grazie in particolare ai vari bonus edilizi; nell’industria l’aumento è stato invece di quasi il 14% (2,2 miliardi di euro investiti in totale).

Ma il medesimo aumento dei costi energetici, a cui si deve la ripresa degli investimenti, ha però limitato la capacità di spesa di imprese e famiglie, che hanno preferito orientarsi verso tecnologie di produzione di energia da fonte rinnovabile – a partire dai pannelli fotovoltaici, il cui ritorno sull’investimento è più immediato e che vengono visti come “sostituitivi” di interventi di efficientamento (ma l’industria è intervenuta pesantemente anche nel processo produttivo, introducendo la cogenerazione e il recupero dei cascami termici) – rispetto a soluzioni digitali e intelligenti che rappresentano la vera chiave di volta per monitorare i consumi e ridurli, con il risultato che in questa direzione l’Italia sta procedendo a un ritmo di 3 volte inferiore alla media europea.

«La decarbonizzazione dell’edilizia – conclude Frattini – deve passare attraverso un approccio multi-tecnologico fatto di elettrificazione, efficienza, fonti energetiche green e gestione intelligente dell’energia. Pompe di calore e sistemi Bems (Building energy management systems) rappresentano elementi fondamentali in questa transizione. Non si può prescindere dalla componente digitale, da soluzioni smart in grado di offrire, tramite l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e machine learning, diagnosi, analisi dei dati e predizioni che non solo ottimizzino l’uso dell’energia, ma contribuiscano al benessere degli occupanti».

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