Si tratta di dati quasi raddoppiati (+95%) rispetto allo stesso periodo del 2022, quando entrarono in esercizio 1.900 MW di rinnovabili, ma l’andamento si conferma ancora una volta drammaticamente lento rispetto a quanto richiesto (circa +12 GW l’anno) per traguardare gli obiettivi europei al 2030.
La lentezza degli iter autorizzativi, unita alle sindromi Nimby & Nimto che spesso frenano la messa a terra degli impianti lungo lo Stivale, si confermano dunque forti criticità alla transizione ecologica del Paese.
Un contesto già critico – basti osservare che i pur modesti incentivi rimasti alle rinnovabili non riescono ad essere allocati per carenza d’impianti autorizzati – che la nuova bozza di decreto sulle Aree idonee, paradossalmente, rischia di peggiorare ulteriormente.
Eppure le rinnovabili restano strumenti indispensabili per decarbonizzare l’approvvigionamento energetico nazionale, che a settembre ha visto la domanda di elettricità sostanzialmente stabile (+0,5%) rispetto allo stesso mese del 2022, con 26,2 mld di kWh.
La domanda di elettricità è stata soddisfatta per l’86% con la produzione nazionale, anch’essa stabile nell’ammontare seppure con una composizione diversa: si conferma la forte contrazione della produzione termica (-12,6%), soprattutto da carbone (-50,9%), mentre proseguono il recupero della produzione da fonte idrica rinnovabile (+74,7%) e la crescita del fotovoltaico (+24,7%) come anche della geotermia (+1,1%), mentre resta in flessione l’eolico (-4,4%).
L’articolo Terna, nei primi nove mesi dell’anno entrati in esercizio soli 3,9 GW di nuove rinnovabili sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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