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Terna, nel 2022 entrati in esercizio nuovi impianti rinnovabili per soli 3.036 MW

Nel corso del 2022 né il Governo guidato da Draghi né quello capitanato da Meloni sono riusciti a imprimere l’accelerazione necessaria alle fonti rinnovabili, come mostra il rapporto pubblicato oggi da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale.

Nel 2022 la richiesta di energia elettrica è stata di 316 GWh (-1% rispetto al 2021) ed è stata soddisfatta

per l’86,4% con produzione nazionale e per la quota restante (13,6%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero.

La produzione nazionale netta (276 GWh) è risultata in calo dell’1,3% rispetto al 2021, con la seguente articolazione per fonti: in crescita le fonti fotovoltaica (+11,8%) e termoelettrica (+6,1%); in flessione le fonti idroelettrica (-37,7%), eolica (-1,8%) e geotermica (-1,6%).

«Dal lato della produzione – argomenta Terna – la contrazione della generazione idroelettrica (-37,7%), imputabile al lungo periodo di siccità, è stata parzialmente compensata dall’aumento della generazione termoelettrica (+6,1%) e in particolare dall’incremento di quella a carbone a seguito delle azioni messe in atto dal Governo per fronteggiare la crisi gas. In questo scenario, il saldo con l’estero è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2021, a fronte di una forte variabilità nel corso dell’anno per la volatilità dei prezzi sui mercati dell’energia».

Sintetizzando, nell’ultimo anno «le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 31,1% della domanda» elettrica nazionale, toccando il livello più basso degli ultimi anni: nel 2021 il dato era al 36%, nel 2020 al 38%, nel 2019 (pre-pandemia) al 35%.

Una delle criticità più evidenti resta il ritmo d’installazione di nuovi impianti per la produzione di energia rinnovabile, ancora molto lento. Il nuovo rapporto Terna mostra che «nel 2022 la capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 3.036 MW», confermando le stime anticipate un mese fa.

Si tratta di un dato certamente superiore a quello traguardato nel 2021 (1.682M, +124%) ma ancora lontanissimo rispetto a quello necessario per raggiungere gli obiettivi indicati dall’iniziativa europea RePowerEu, ovvero +10.000 MW annui; eppure l’Italia ha già dimostrato di poter reggere questo ritmo, dato che già un decennio fa (nel 2011) vennero installati 11.000 MW in dodici mesi.

Lo stato dell’arte rende invece oggi una lettura coerente con quella offerta dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) nella sua più recente Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, dove afferma che l’obiettivo di decarbonizzazione al 2030 non è mai stato «così lontano» per il nostro Paese.

Ma per soppesare gli effetti della crisi climatica in corso non occorre aspettare sette anni: il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800 per l’Italia, con una siccità ancora in corso e un livello record di eventi meteo estremi (+55% rispetto al 2021). Tutti fenomeni che non stiamo contrastando efficacemente, dato che le emissioni nazionali di gas serra anziché diminuire stanno continuando a crescere.

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