La tavola periodica degli elementi riassume i 90 elementi chimici naturali presenti sul nostro pianeta, cui si aggiungono ormai innumerevoli sostanze chimiche di sintesi, ovvero prodotte da mano umana. Non tutta la chimica naturale è innocua per la nostra salute, così come non tutta la chimica di sintesi è dannosa, mentre in ogni caso è impossibile pensare ad un mondo senza chimica.
Al contempo, è lecito e necessario interrogarsi sul crescente inquinamento legato alle sostanze chimiche, che non a caso rientra tra i confini planetari da non superare per restare entro un modello sostenibile di sviluppo. Un confine che però molto vicino se non già superato, come evidenzia l’analisi pubblicata oggi dal Wwf Italia sul tema.
«Ogni anno nel mondo 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche vengono rilasciate nell’ambiente, a livello globale sono in commercio oltre 100mila sostanze tossiche. Solo in Europa, nel 2020 – affermano gli ambientalisti del Panda – sono state prodotte e utilizzate oltre 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente».
In molti casi non sappiamo effettivamente come le sostanze chimiche che produciamo impattano su salute e ambiente. Come recentemente evidenziato dall’epidemiologo Paolo Vineis, nell’Ue – che pure ha la legislazione più avanzata al mondo (Reach) – solo il 20% delle sostanze immesse sul mercato viene sottoposto a test tossicologici.
In molti casi però non c’è incertezza. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ricordano dal Wwf, ha identificato le 10 principali sostanze chimiche presenti nell’ambiente che destano preoccupazione per la salute pubblica mondiale, tra cui: particolato atmosferico (es. Pm10, Pm2,5), metalli pesanti (es. mercurio, piombo e arsenico), pesticidi e inquinanti organici persistenti (Pop) come i policlorobifenili (Pcb) e le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), benzeni e diossine.
Come testimonia l’Agenzia europea dell’ambiente, il solo Pm2.5 è responsabile di oltre 52mila morti premature l’anno in Italia: il dato più alto dell’intera Unione europea.
Possiamo bere, mangiare e respirare queste sostanze senza neanche accorgercene. Per fare alcuni esempi ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche dall’aria, dall’acqua e dal cibo, una quantità pari a diversi milligrammi al giorno; in città, ad esempio, respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici, e in casa possiamo inalare microplastiche dalla polvere.
Si stima che con il consumo dei prodotti della pesca possiamo ingerire fino a circa 55mila microplastiche da pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare e che con una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) si può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio.
L’entità dell’esposizione umana alle microplastiche attraverso la dieta e le conseguenze per la salute umana non sono ancora ben chiare, mentre per quanto riguarda i metalli pesanti si stima che oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo siano a rischio di un’esposizione eccessiva ad esempio all’arsenico, e che oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo. Senza dimenticare altri importanti contaminanti che assumiamo attraverso la dieta, come i pesticidi.
«L’uomo oggi è probabilmente la specie più esposta a complesse miscele di sostanze chimiche inquinanti e contaminanti – osservano dal Wwf – Molte sostanze chimiche di sintesi non sono metabolizzabili dall’ambiente, dunque, permangono e si accumulano in ogni comparto ambientale. Poiché in ambiente non esistono confini e barriere invalicabili, gli inquinanti possono diffondersi e viaggiare per tutto il globo. Neanche l’essere umano, come l’ambiente, è in grado di metabolizzare molte sostanze chimiche di sintesi a cui è esposto quotidianamente e questo significa che un numero crescente di sostanze sta entrando a far parte anche del nostro metabolismo». Si parla soprattutto di alcuni pesticidi, prodotti farmaceutici, metalli pesanti, plastificanti e ritardanti di fiamma.
Che fare? Se un mondo senza chimica o prodotti “chemical free” rappresentano letture fuorvianti del problema, è evidente la necessità di conoscere meglio il pericolo da inquinamento chimico e porvi un freno.
In quest’ottica, il Wwf mette sul podio la necessità di «ricerca scientifica in campo tossicologico ed ecotossicologico per incrementare la conoscenza sulle sostanze chimiche», di «cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita dei cittadini» e «l’adozione di un’etichettatura adeguata che aiuti i cittadini ad essere consapevoli dei rischi e ad adottare misure appropriate di prevenzione».
«La sana gestione delle sostanze chimiche e la prevenzione del loro impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana contribuirebbero alla creazione di ambienti sani e comunità resilienti, ottenendo così un doppio beneficio per la salute umana e del pianeta», concludono gli ambientalisti.
L’articolo Wwf, gli esseri umani sono la specie più esposta a sostanze chimiche inquinanti sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.
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